Alla dissoluzione dell'Impero Romano, Trecate come insediamento unitario e definito non esisteva ancora. La prima citazione storica di Trecate si ebbe nell'840 quando il vescovo di Novara Adalgiso citò il luogo di "Tercade" a proposito di alcuni diritti di decima. L'organizzazione religiosa si era infatti diffusa nel Novarese parallelamente a quella civile e militare. Furono i Franchi a suddividere il territorio in unità politico-amministrative, il cui controllo venne affidato a comandanti militari investiti del titolo di "conte". Le unità furono dette "comitati". I comitati franchi in territorio novarese furono quelli dell'Ossola, Lomello, Stazzona, Pombia e di Burgaria (collocato sulla riva sinistra del Ticino), a cui appartenevano anche i territori ora occupati da Trecate. L'appartenenza di Trecate al Contado di Burgaria è documentata nel testamento dell'imperatriceAnghelberga, vedova di Ludovico II. Nell'877 Anghelberga donava infatti ad un convento di Piacenza la corte di Trecate, posta nel Contado di Burgaria. Nell'840, dunque, Trecate era un villaggio ormai costituito. Quando si formò questo villaggio e dove fosse situato non può essere stabilito con precisione. Alcuni indicano il primitivo nucleo collocato nei pressi della chiesa di Sant'Ambrogio, ora scomparsa, eretta nella seconda metà del V secolo o nella prima metà del VI. Altri, invece, sostengono che il primo borgo di Trecate fosse sito attorno alla chiesa di San Cassiano, costruita in un'area cimiteriale, come attestano le necropoli di età romana rinvenute in territorio adiacente, datate al Il e IV secolo d.C. Anche questa chiesa è oggi scomparsa, come quella dedicata a San Michele, santo a cui erano particolarmente devoti i Longobardi. La chiesa di San Michele era ubicata nell'area dell'attuale villa Cicogna, verso via Galileo Ferraris: qui doveva forse essersi stabilito un gruppo di famiglie longobarde, detto "fara". La "fara" era probabilmente stata posta a guardia del porto sul Ticino, in prossimità della consolare Novara-Milano.
Nel 1154 Trecate era un villaggio munito di castello posto sotto la giurisdizione di Milano: era però ancora più simile ad un agglomerato di fabbricati rurali che non ad un paese. La posizione geografica del villaggio, in prossimità di importanti vie di comunicazione e del transito sul Ticino, determinò nel corso dei secoli il suo continuo passaggio dall'una all'altra area di influenza dei Comuni più potenti, in queste terre rappresentati dal Comune di Novara - già documentato come autonomo nel 1116 - e da quello di Milano. Trecate fu continuamente oggetto di contese e teatro di guerre: forse proprio questo impedì una sua rapida crescita e un maggiore sviluppo economico. A questi motivi particolari se ne aggiungono altri, di ordine più generale. Nel corso del X secolo e ancor più dell'XI, infatti, le necessità della difesa contro le incursioni degli Ungari e degli Arabi determinarono il fenomeno dell'incastellamento. Mentre i feudatari si chiusero nei castelli, le città ricostruirono le loro mura e molti abitanti della campagna si rifugiarono in esse. L'addensamento degli abitanti nelle città determinò lo sviluppo dell'economia cittadina, mettendo in moto un meccanismo di crescita sempre più rapida e richiamando all'interno un numero sempre maggiore di persone.
La vita cittadina ebbe il centro nel mercato, a cui convergevano prodotti di regioni differenti e i prodotti dell'artigianato urbano. Il nuovo modo di vivere che si organizzò dentro le città portò alla nascita del Comune, con ordinamenti e leggi che tutti dovevano rispettare. I Comuni furono spesso in guerra fra loro e, proprio nel XII secolo, anche contro l'autorità imperiale rappresentata nel 1152 da Federico Barbarossa. Violento fu soprattutto lo scontro fra l'imperatore e il Comune di Milano, a cui Trecate era vincolata, scontro che si concluse, con vicende alterne, nel 1183 con la pace di Costanza, in base alla quale Trecate passò sotto il dominio del Comune di Novara. L'antica appartenenza del borgo al Comune di Milano, rese difficili i rapporti con i nuovi alleati, i Novaresi, per cui la "villa" di Trecate non ottenne mai dal comune di Novara il privilegio di trasformarsi in "borgo" e poter costruire delle mura di difesa. Gli affronti che i Trecatesi dovettero subire dai Novaresi furono probabilmente all'origine della devastazione e del saccheggio che essi operarono ai danni del palazzo comunale di Novara nel 1356, durante le guerre condotte da Novara - alleata di Milano - contro il Marchese del Monferrato che proprio in quell'anno aveva invaso il territorio del comune e parte della diocesi. Il cronista Pietro Azariodice che: "... da Galliate e da Trecate erano entrati [in Novara] molti villani...così Novara fu riempita di ladroni e mascalzoni che meditavano di far saccheggio..."
Più che di far saccheggio, Galliatesi e Trecatesi avevano forse il desiderio di vendicare l'op-pressione che Novara esercitava su di loro. Infatti la loro ira ebbe, come oggetto, non i beni dei cittadini novaresi ma le carte del Comune: distrussero i banchi dei notai, buttarono nel pozzo del Broletto i registri nei quali erano conservati i diplomi di privilegio della città, cioè quei documenti che avevano fatto da supporto all'arroganza dei Novaresi. L'anarchia durò poco. Nel 1358 Trecate ritornò sotto il dominio di Novara, al termine della guerra con il Marchese del Monferrato che dovette restituire Novara e il Novarese ai Visconti. Il casato si estinse alla morte di Filippo Maria Visconti nel 1447. Egli, nel 1437, aveva ceduto la terra e il borgo di Trecate a Oldrado Lampugnano[5] che ne era così diventato il feudatario. Con la fine dei Visconti e nel periodo di confusione politica che ne seguì, nel1447, Trecate riuscì a staccarsi da Novara, e a sottrarsi al feudatario Lampugnano ponendosi sotto la protezione della Repubblica Ambrosiana, prima che quest'ultima fosse costretta a capitolare sotto le armi dello Sforza. Trecate divenne così libero Comune, con propri Statuti e poté godere di nuovi privilegi. Fra questi grande importanza ebbero la concessione del mercato settimanale, da tenersi in ciascun sabato, i diritti di proprietà e di uso delle acque della Roggia di Trecate derivata dall'Agogna e dal Terdoppio, i diritti sul porto di San Martino. Soprattutto, ai Trecatesi, venne riconosciuta la libertà amministrativa e giuridica nelle cause civili e criminali. La caduta della Repubblica Ambrosiana e la salita al potere di Francesco Sforza nel 1450, determinò un nuovo assetto del borgo di Trecate che, con Galliate e Cerano, fu uno dei primi centri ad arrendersi alla sua potenza e a cui consegnò il castello. In premio ricevette dallo Sforza la riconferma degli Statuti e la conferma dell'indipendenza dalla città di Novara ma dovette accettare il ritorno della famiglia feudataria dei Lampugnano che impose a Trecate il pagamento di un pesante tributo in denaro. Da questo momento la storia del borgo si confuse con quella degli altri centri del Ducato e, a partire dalla fine del secolo XV, con le vicende che interessarono l'intera Europa. Nel 1499 anche Trecate subì la dominazione dei Francesi e alla morte di Francesco II Sforza, avvenuta nel 1535, il borgo con il Novarese e tutto il Ducato di Milano passò sotto il dominio degli Spagnoli.
La dominazione spagnola si protrasse fino al 1706 e in questo periodo Trecate continuò ad essere feudo dei Lampugnano. Con i trattati di pace di Utrecht e Rastadt il novarese - e quindi anche Trecate - passò dagli Spagnoli agli Austriaci e, durante questo periodo, nel borgo si assistette anche all'arrivo di un nuovo feudatario. Infatti nel 1700 era morto il Conte Carlo Francesco Maria Lampugnano lasciando in eredità la signoria di Trecate all'Ospedale Maggiore di Milano. L'Ospedale, nel 1732, pose in vendita la signoria, che venne acquistata dal marchese Giorgio Clerici per 175.000 ducati. In occasione dell'ingresso del nuovo feudatario nel borgo vennero organizzate feste grandiose che durarono cinque giorni. Il marchese Clerici trasformò il castello di Trecate in una "casa da nobile", dove trascorreva le vacanze e soggiornava durante le battute di caccia, organizzate nei suoi vasti possedimenti al Ticino. Alla sua morte Trecate e i suoi territori passarono in eredità al pronipote Antonio Giorgio, generale dell'esercito austriaco.
Dopo la pace di Vienna il novarese fu annesso al Piemonte e il generale dovette chiedere al governo sabaudo la convalida del suo feudo. Il Duca di Savoia Carlo Emanuele III accolse la richiesta e, con una patente del 1756, concesse al generale l'investitura del feudo, con l'obbligo di versare 8.000 lire. Il feudo passò poi alla figlia Claudia Caterina, sposa del Conte Biglia di Milano. La contessa aveva infatti ottenuto, nel 1778, dal Duca di Savoia Vittorio Amedeo, l'investitura della signoria di Trecate e la corona baronale di Sozzago. Con la rivoluzione francese e la successiva calata di Napoleone in Italia venne a cessare la signoria di Claudia Caterina: pressata dalle gravose tasse, imposte dalle nuove autorità, vendette il feudo al conte Annoni per 40.000 lire in oro. Il conte lasciò il castello e i terreni ai nipoti conti Cicogna. Il castello è attualmente proprietà del Comune, che lo ricevette in donazione nel 1975.
Nei primi anni dell'Ottocento, Trecate - come gli altri paesi del Novarese - rientrò nella nuova organizzazione imposta da Napoleone, che aveva riordinato a livello pratico ed amministrativo i suoi possedimenti. La Repubblica Italiana venne divisa in dipartimenti ciascuno dei quali era a sua volta ripartito in distretti. La provincia di Novara venne denominata Dipartimento di Agogna e fu suddivisa in diciannove distretti. Trecate faceva parte di questo dipartimento e del distretto di Novara. I primi anni dell'Ottocento non furono facili per la popolazione trecatese poiché, a causa della calata delle truppe francesi, era costretta ad alloggiare i soldati e ad ospitare gli ufficiali in abitazioni private. Per le truppe la comunità doveva provvedere al vitto, al mantenimento dei cavalli e al trasporto delle merci al porto sul Ticino. Ad aggravare la situazione bande armate percorrevano le campagne commettendo ruberie di ogni genere. A partire dal 1814, con il ritorno dei Savoia, il paese fu coinvolto nelle vicende del Risorgimento. Con l'armistizio di Villafranca e la pace di Zurigo la Lombardia entrò nell'orbita sabauda accanto alla Toscana e all'Emilia che, con un plebiscito, votarono l'annessione al Piemonte. L'unione della Lombardia con il Piemonte fu causa di mutamenti profondi nella vita del paese di Trecate: dal momento che non era più una località di confine il posto di dogana fu abolito; la linea ferroviaria che negli anni precedenti terminava a Trecate fu collegata con il tratto costruito dagli Austriaci in Lombardia; il nuovo collegamento fece gradualmente scomparire il servizio di diligenze e la mancanza di viaggiatori costrinse alla chiusura molti alberghi della zona. Anche lo stesso paesaggio mutò aspetto: la brughiera incolta ed abbandonata presso la zona di confine venne lottizzata e trasformata in zona agricola
origini della città sono confuse, sebbene se ne presuma un'origine molto antica, il primo documento che la menziona, con il nome longobardo di "Vicogeboin" o "Vicus Gebuin", risale al 963. L'abitato sorse in una posizione strategica ai margini della valle del Ticino, nei pressi di un importante guado sul fiume.
Nel corso del XII secolo il borgo incastellato venne fortificato lungo uno dei lati rivolti alla pianura e conquistò ampie autonomie amministrative, ma a causa della sua posizione, pressappoco a egual distanza da Pavia eMilano, fu spesso al centro dei frequenti conflitti tra le due città per il possesso della Lomellina, subendo guerre, assedi e distruzioni per oltre 150 anni.
In seguito, con l'avvento delle signorie, le condizioni migliorarono; tra il XIV ed il XV secolo il borgo divenne feudo dapprima dei Della Torre, poi dei Visconti e infine, tra il 1450 e 1535, degli Sforza.
Durante il periodo visconteo-sforzesco Vigevano raggiunse il suo periodo di massimo splendore, divenendo residenza ducale e centro commerciale di notevole importanza per la lavorazione dei panni di lana e di lino.
Nel XIV secolo, durante il governo di Luchino Visconti, furono introdotti importanti mutamenti urbanistici culminanti con la costruzione delle mura ("terraggi"), della rocca (ora Rocca Vecchia) e nel potenziamento del castello. Nel 1347, venne costruita la "Strada Coperta", un passaggio protetto per collegare il castello alla rocca passando sopra le case del borgo.
L'ultimo dei Visconti, Filippo Maria, morì nel 1447 senza lasciare eredi, a Milano si proclamò l'Aurea Repubblica Ambrosiana a cui Vigevano aderì. Quando Francesco Sforza tentò di impossessarsi del potere, Vigevano si ribellò e nell'aprile del 1449 espulse il podestà ed il comandante del presidio e si proclamò libero comune, alleandosi con Milano. Le truppe sforzesche posero l'assedio alla città per circa 20 giorni portando numerosi assalti contro i vigevanesi chiusi dentro il castello. Ma l'impegno di tutto il popolo, guidato dall'eroina Camilla Rodolfi, non bastò; il 6 giugno la città si arrese, riuscendo però ad ottenere una serie di privilegi. In seguito Francesco Sforza scelse il castello di Vigevano come dimora estiva e riserva di caccia della sua corte.
Dopo la morte di Galeazzo Maria Sforza, ricordato a Vigevano per aver realizzato alcune scuderie nel castello e allevamenti di cani da caccia, gli succedette il giovane figlio Gian Galeazzo Maria. Fu allora che Ludovico il Moro, fratello di Galeazzo, tentò di impadronirsi del potere assumendo la reggenza nel 1480 e divenendo poi duca di Milano nel 1494.
Nativo di Vigevano, il Moro si occupò di abbellire la propria città avviando dapprima la bonifica del territorio, migliorando il sistema di irrigazione a beneficio dell'agricoltura e costruendo la grande fattoria modello denominata "Sforzesca", a sud della città. In seguito fece ampliare il castello costruendo nuove scuderie e nuovi edifici quali la "Loggia delle Dame", la "Falconiera" e la Torre, ad opera di Donato Bramante; contemporaneamente avviò la costruzione della grandiosa piazza Ducale, terminata nel 1494.
Nel 1500, con la sconfitta del Moro, catturato dai francesi a Novara, per Vigevano si chiuse il periodo aureo del rinnovamento urbanistico. Seguirono anni di difficoltà con guerre ed occupazioni straniere. Nel marzo 1530,Francesco II Sforza, ultimo Duca di Milano, ottenne da Papa Clemente VII l'erezione di Vigevano al rango di città e sede vescovile ma alla sua morte la città cadde sotto un lungo e difficile dominio spagnolo, attraversando un XVII secolo segnato da carestie, epidemie di peste e assedi. Dopo una breve dominazione austriaca, nel 1745 la città entrò a far parte del Regno di Sardegna; sotto il dominio sabaudo l'industria e il commercio rifiorirono e il 29 agosto 1789 la città diviene capoluogo della "Provincia Vigevanasca". Dopo la parentesi della dominazione napoleonica nel 1814 la città torna ai Savoia.
Il 9 agosto 1848, nel corso della Prima guerra di indipendenza italiana, presso l'attuale vescovado venne firmato l'armistizio Salasco che prevedeva una tregua di sei settimane, tra Austria e Piemonte; in seguito, il 21 marzo 1849 venne combattuta la battaglia della Sforzesca in cui i piemontesi ebbero la meglio sugli austriaci.
Nel 1854 viene inaugurata la linea ferroviaria Vigevano-Mortara e nel 1870 il prolungamento fino a Milano.
Fonte: Wikipedia