Magenta è un comune della provincia di Milano di antiche origini situato tra il Parco Agricolo sud e il Parco della Valle de Ticino. Il suo territorio è attraversato due corsi d'acqua importanti, il Fiume Ticinoe il Naviglio Grande ed ricco di sorgive e fontanili.
Dalle origini al Medioevo
L'origine del paese va probabilmente collocata attorno al V secolo a.C. quando alcune tribù di Galli Insubri stabilì un proprio villaggio nei pressi del punto strategico del Ticino. Quando i Romani conquistarono il territorio nel 222 a.C., l'accampamento fortificato si trovava ad essere l'ultimo centro abitato prima del valico del fiume, in prossimità dell'allora "vadum Tercantinum" (Trecate). Dopo la parentesi delle invasioni barbariche, Magenta si trovò sotto il dominio longobardo, dipendente dalla vicina Corbetta che svolgeva allora da centro essenziale per i vicini villaggi. Della signoria degli arcivescovi milanesi affermatasi nel X sec. dovette probabilmente risentire anche Magenta, anche se non ci è giunta alcuna traccia di un possibile castello, e solo studi successivi hanno fatto ritenere che la fortificazione dovesse situarsi presso l'attuale piazza principale. Nel 1162 la città venne saccheggiata da Federico Barbarossa e rasa al suolo come rappresaglia contro i ribelli comuni lombardi. Uno scenario analogo si ripropose nel 1356 quando le armate avverse ai visconti, saccheggiarono il villaggio. Da segnalare nel 1310 la presenza dell'Imperatore Arrigo VII sul suolo magentino, bloccato secondo la leggenda da una tremenda nevicata mentre si recava a Milano; a seguito della grande ospitalità accordata all'imperatore dagli abitanti del luogo, egli innalzò il luogo alla dignità di borgo coi privilegi di godere di una guardia armata e di istituire un mercato che, dal 1410, si svolge puntualmente ogni lunedì. Nel 1396 numerosi territori della città furono donati da Gian Galeazzo Visconti ai monaci della Certosa di Pavia che ne migliorarono l'agricoltura e lo sfruttamento dei terreni.
Dai Visconti alla dominazione spagnola
All'estinzione della casata dei Visconti, il borgo passò dapprima agli Sforza e poi a Carlo V di Spagna con il resto del milanese: Magenta, nel 1619, divenne feudo del Conte Luigi Melzi (già dal 1572 si ricorda un tentativo di concessione al giureconsulto milanese Guido Cusani, che però aveva rifiutato la carica). Durante il XVII nel Ducato di Milano imperversò la peste ed anche Magenta rimase colpita dall'epidemia.
Dal dominio asburgico alla Magenta napoleonica
Nel 1706 il Ducato di Milano passò nelle mani degli Asburgo d'Austria, che lo tennero sino al 1859. Nel 1743, con solenne bolla pontificia, Papa Benedetto XIV elevò la parrocchia di San Martino di Magenta a sede prepositurale e al titolo di collegiata con erezione di un capitolo composto da 6 canonici, svincolandola così per sempre dalla giurisdizione plebana della vicina Corbetta. Il dominio napoleonico fu contraddistinto da iniziali slanci di entusiasmo per i nuovi ideali rivoluzionari, ma venne ben presto ripudiato come tirannia. A questo periodo risale la costruzione di un ponte ancora oggi esistente sul Ticino. Nel 1816 venne di fatto soppresso il capitolo della collegiata, rimase così solamente la prepositura.
La Battaglia di Magenta
Magenta è soprattutto nota per la battaglia che ebbe luogo il 4 giugno 1859, durante la Seconda Guerra d'Indipendenza, combattuta tra i piemontesi e i loro alleati francesi contro gli austro-ungarici; fu vinta dai franco-piemontesi e aprì la strada alla conquista della Lombardia. La battaglia si svolse nel territorio dell'odierno comune di Magenta e del comune adiacente di Boffalora. Negli anni di questa battaglia fu scoperta una anilina di un colore rosso-violaceo. Il suo scopritore lo intitolò alla vittoria dei francesi, e lo chiamò appunto Magenta. Questo colore è oggi conosciuto in tutto il mondo come un colore primario della quadricromia.
Dal Risorgimento al Novecento
L'area del magentino venne rivalutata dal 1836 quando, con la costruzione di una dogana sul fiume Ticino, in prossimità del ponte napoleonico, nacque l'agglomerato urbano di Pontenuovo che venne ad unirsi a Magenta. Fu questo uno dei periodi di rinascita del comune di Magenta che sostituì gradatamente ma progressivamente gran parte dell'agricoltura con le prime industrie tessili ed alimentari. L'unico scontento degli abitanti fu quello di essere inclusi dal governo austriaco nella provincia di Pavia, anziché con la vicina Milano con cui il borgo aveva rapporti secolari. Alla fine del XIX sec. Magenta comprendeva già un ospedale locale costruito con la munificenza dei benefattori Giovanni Giacobbe e Giuseppe Fornaroli, a cui la struttura venne intitolata.
Il 1947 vide Magenta elevata al rango di città, con decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola.